Abbattuta la De Tomaso…. La fine di un mito2 min read

Abbattuta la De Tomaso…. La fine di un mito2 min read

1 Settembre 2020 Off Di Alessio Richiardi

L’agosto italiano rappresenta da sempre un momento particolare dove l’attenzione generale è ben poca, sarà per il clima vacanziero. In questo clima è passata in sordina la notizia, eccezion fatta per le cronache locali, ciò che è l’atto definitivo per lo stabilimento modenese della De Tomaso. Ad inizio agosto sono entrate in azione le ruspe per demolire ciò che restava dei capannoni, ormai fatiscenti, di via Virgilio. Al loro posto sorgerà, su una superficie di 2.500 metri quadrati, un centro commerciale della catena Il Globo, specializzata in abbigliamento, anche sportivo. Un’azienda nata nel 1978 a Giulianova, in provincia di Teramo, come piccolo punto vendita di calzature e via via cresciuta, fino ad aprire oltre 90 store in tutta Italia.

#Ultimisogni:

uaz incidentata
uaz incidentata

Se qualcuno si faceva qualche illusione sul destino di quella superficie che si trova nel cuore della  terra dei motori, può dare loro definitivamente addio. Già nell’autunno del 2014 la fabbrica versava in condizioni disperate. A quel tempo, i quasi 5.000 metri quadrati dell’area, terra di nessuno nel cuore di un’area con centri commerciali, risultavano ancora in vendita, in seguito a una procedura di concordato avviata nel 2007. Ben tre aste erano andate deserte, tanto da indurre il curatore fallimentare, un commercialista di Modena, a ridurre la stima iniziale di 7,7 milioni di euro a 4,88. Ma erano ancora troppi, evidentemente, per edifici devastati da anni di abbandono, utilizzati da clandestini e senzatetto come riparo di fortuna. All’interno della fabbrica ci erano ancora segni di un’attività un tempo gloriosa: diversi stampi di supercar come la Guarà, concepita nei primi anni 90 con telaio a trave e motore BMW, scheletri di una Innocenti Mini, una fuoristrada della Uaz incidentata, prova di un accordo sottoscritto dall’azienda all’inizio del nuovo millennio per assemblare off-road della Simbar, dotate di motori turbodiesel Iveco. Tutto intorno, ricambi ancora inscatolati, pezzi di sospensioni, serbatoi, sedili sfasciati, scaffali rovesciati, sventrati, dai quali si spargevano pagine di storia dell’azienda: documenti relativi all’assunzione di dipendenti, patti di riservatezza sottoscritti coi lavoratori, appunti tecnici sulle magagne dei prototipi riscontrate dai collaudatori, indirizzati all’attenzione del signor Santiago De Tomaso, figlio del patron Alejandro. Cose da far venire il patema a chi aveva in mente l’immagine indimenticabile Pantera, la più riuscita delle De Tomaso stradali. ció che p avvenuto ha spazzato via l’ultima testimonianza di un’epoca luminosa.

sedile de tomaso
sedile de tomaso
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