
Volvo 850 il segno svedese nel mondo3 min read
18 Febbraio 2018Correva l’anno 1991: Diego Armando Maradona veniva trovato positivo all’antidoping, comunicavano gli omicidi della Banda della Uno Bianca e nasceva Sonic.
Proprio in quell’anno turbolento veniva lanciata la Volvo 850, una vettura che nessuno dei più grandi economisti o dei geopolitici avrebbe predetto che nel giro di meno di vent’anni il marchio svedese sinonimo di qualità ed eccellenza sarebbe diventato cinese.
Nessuno poi avrebbe immaginato che anni più floridi di Volvo sarebbero stati quelli successivi alla vendita di Ford.
Eppure il destino è fatto per essere smentito ed anche quello di Volvo non è stato da meno. Tutte le vetture uscite dopo la 850 hanno sempre preso ispirazione dalla progenitrice.
Ma perché segna ancora solco profondo nelle vetture moderne? Primo perché si tratta della prima auto di grandi dimensioni del marchio svedese ad avere il motore trasversale e la trazione anteriore. Secondo perché è la prima Volvo che offriva anche la trazione integrale, quella che dovrebbe contraddistinguere un SUV. Terno, ma non ultimo, la 850 è stata la prima station wagon a partecipare al campionato turismo inglese, il BTCC.
#ideaanni70:
Ebbene sì, la 850 è frutto di un’idea che nasce nel pieno della crisi petrolifera, degli anni Settanta. L’ispirazione e di base era mettere sul mercato non solo un nuovo modello, ma cambiare l’approccio al modo stesso di produrre automobili: più economico, sia nella produzione, sia per l’utente.
Offrire la trazione anteriore fu un colpo di genio perchè permise più spazio interno a parità di ingombro esterno. Il che, considerato il target di Volvo, è condivisibile.
#ilprogetto:
Il nome in codice del progetto venne denominato Galaxy, da cui sarebbero dovuti nascere due modelli: uno da circa 1.000 kg di peso e 15 km/l di consumo medio 8, la serie 400 e un altro di circa 1.200 kg e 13 km/l, la 850. In parallelo venne dato il via anche alla progettazione di nuovi motori, a 4, 5 e 6 cilindri, abbinati a un cambio manuale a 5 marce e a un automatico: la nuova architettura meccanica impone un forte cambiamento tecnico. Alla fine solo i 4 e i 5 cilindri arriveranno alla serie, essendo più adatti al compromesso prestazioni/costi/consumi che si sono prefissati. L’embrione della nuova Volvo medio grande, nonostante i fondamentali della base meccanica siano definiti, ebbero un management che tentenna, non è sicuro del design. Bisogna quindi tornare al lavoro e alla fine saranno le linee disegnate da Jan Wilsgaard a vincere su tutto.
#lasicurezza:
Tutte le Volvo che sono state lanciate sul mercato e, praticamente da sempre, introduce in ogni modello almeno una novità in tema di sicurezza. La 850 non fu da meno; qui Volvo introdusse il sistema anti-intrusione laterale denominato SIPS (Side Impact Protection System), le cinture di sicurezza auto-regolanti e gli airbag laterali, nessuno mai fece così tanto. Tra le altre caratteristiche tecniche spicca il retrotreno Delta-link.
#lawagon:
Volvo è da sempre sinonimo di auto familiare: questa versione arrivò al Salone di Ginevra del 1993 e, in tipico stile Volvo a partire dalla coda tronca, venne abbandonata solo qualche anno più tardi con un elemento di grande novità che permette di riconoscerla immediatamente: i fari posteriori verticali a tutta altezza.
Proprio questo suo look molto forte le valse il premio giapponese 1994 Good Design Grand Prize e quello italiano per la “Vettura familiare più bella”.
#laT:
T sta per turbo, 5 come il numero di cilindri e 20v per il 4cilindri. A metà degli anni Novanta era probabilmente la station wagon più “cool”, nonostante in Italia, sempre per via dei motivi fiscali, arrivi in versione depotenziata: 2 litri di cilindrata invece che 2,3, ma sono i suoi 210cv ne la rendono in ogni caso una delle wagon più aggressive di quel periodo.
Era venduta a 53 milioni di lire contro i 49 della GLT e convinse molti automobilisti grazie a due mosse strategicamente azzeccatissime: una è la partecipazione al campionato turismo inglese BTCC, l’altra sono i record del mondo stabiliti nel 1994 da una 850 T5 SW di serie: in 24 ore, sull’anello di Nardò, che percorse 5.209 km, conuna velocità media di 217km/h.
Più estrema ancora fu la T-5R: prevista in soli 2.500 esemplari rigorosamente gialli, fu invece prodotta anche in nero e in verde scuro, sempre in 2.500 unità che vennero esaurite nel giro di poche settimane. Il motore, 2.3 turbo, erogava 240cv.