
Oggi finisce la produzione del Volkswagen Maggiolino…. Ora avrà un posto nel mito4 min read
10 Luglio 2019Dopo tre restyling che lo hanno fatto viaggiare per 80anni oggi il Maggiolino va in pensione; un record per un’auto. Quest’oggi il mitico Maggiolino Volkswagen esce dalla storia ed entra, con pieno diritto, nella leggenda. Dalla catena della fabbrica messicana di Puebla, dove veniva prodotto, uscirà l’ultimo esemplare di un’auto venduta in oltre 21milioni di pezzi. Questa è riuscita a vivere a cavallo tra due secoli di storia e di vicende sociali, economiche ed industriali. Il Maggiolino infatti è l’automobile che è vissuta almeno due volte, di sicuro, se non di più, come il film di Hitchcock. Nacque per volontà di Adolf Hitler che nel pieno del nazismo l’aveva fatta creare per poter garantire un’auto a buon mercato ai tedeschi. Poi, per la legge del paradosso, diventando un emblema della controcultura americana degli anni Sessanta ed il mezzo di locomozione preferito dagli hippies dell’epoca.
#Lastoria:
Il Maggiolino non è l’automobile più venduta di sempre, ma sicuramente la più emblematica con una storia assai bizzarra. Sicuramente la più iconica grazie al suo inconfondibile design con il muso schiacciato ed i fari tondi che assomigliano a due occhi, tanto da diventare un’icona anche nel mondo dei film come “Herbie”. Pochi sanno che il geniale papà delle forme e della meccanica del Maggiolino fu un ingegnere austriaco dal nome emblematico: Ferdinand Porsche. Sì, proprio l’uomo che anni dopo fondò quel marchio sportivo sinonimo ancora oggi di lusso e sportività. In piena epoca nazista, Ferdinand Porsche, progettista di auto da corsa, ricevette l’incarico di costruire quella che il Fuhrer voleva che fosse la “macchina del popolo”. Hitler impose a Ferdinand Porsche persino il prezzo a cui doveva essere venduta l’utilitaria: meno di mille marchi tedeschi, otto volte lo stipendio medio di un operaio della Germania. Fu talmente simbolico l’incarico per questo progetto che la definizione “macchina del popolo” che, guarda caso, in tedesco “volks wagen”, divenne il marchio vero e proprio della fabbrica che cominciò a costruire quel modello. Ferdinand Porsche aveva elaborato un progetto funzionale per il Maggiolino: scelse un motore boxer di 1,2 litri raffreddato ad aria, posizionato nella parte posteriore per non portare via spazio nell’abitacolo. Così ottenne una buona abitabilità per 5 persone e un ampio baule davanti. Il nome Maggiolino, con cui la conosciamo tutti, arrivò invece quasi trent’anni dopo. Quando i pubblicitari della Volkswagen lo scelsero pensando alle forme tondeggianti del piccolo insetto e per rilanciarne l’immagine in un momento in cui le persone amavano vetture più affascinanti. Fu un successo clamoroso e in tutti i paesi fioccarono traduzioni nelle varie lingue. Negli Stati Uniti rapidamente il Maggiolino (Beetle) raggiunse picchi di vendita straordinari e assieme al pulmino Bulli divenne uno dei punti di riferimento degli anni sessanta e settanta. Poi, come spesso accade appassì, allora fu tempo del primo restyling che prese il nome di NewBeetle, ma dopo pochi anni, dato il costo eccessivo e le scarse vendite venne tolto dal mercato. Infine, nel 201w venne nuovamente rilanciato con linee moderne interni degni di una vettura di classe superiore e finiture impeccabili, ma nonostante fosse tornato al passo con i tempi il pubblico continuò a non amare più il Maggiolino. Oggi, infine l’ultimo atto.