I 25 anni di Romiti alla Fiat3 min read

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18 Agosto 2020 Off Di Alessio Richiardi

Oggi scompare l’uomo che per un quarto di secolo, un periodo molto lungo, ha “sposato” una delle aziende già grosse d’Italia: quello di Cesare Romiti con la Fiat. Uomo di fiducia di Gianni Agnelli, manager duro e deciso, espressione massima dei “poteri forti”, un carattere determinato che lo portava a diversi contrasti con i dirigenti, come Ghidella ed Umberto Agnelli. Romiti entra al Lingotto nel 1974, in piena crisi petrolifera, come direttore centrale finanza, amministrazione e controllo. Venne sponsorizzato da Enrico Cuccia, che lo ha apprezzato in Snia alla fine degli anni Sessanta, e nelle successive esperienze in Alitalia e Italstat e nota la possibilità di un uomo in grado di gestire i rapporti tra la casa automobilistica e Mediobanca. Ecco le tappe principali dell’esperienza di Romiti in Fiat.

#Primianni:

L’obiettivo di Romiti è assicurare liquidità al gruppo. È lui che riesce a concludere il contratto con la banca centrale libica per rilevare il 10% della Fiat per circa 360 miliardi di lire. L’incasso è ossigeno per la Fiat alle prese con un sindacato fortissimo ed il terrorismo.

Romiti Cesare e Gianni Agnelli
Romiti Cesare e Gianni Agnelli

Nel ’76 ottiene la poltrona da A.d. diventando sempre più potente, sia in Fiat, sia nel panorama economico-finanziario italiano. 

#Gli80:

Romiti è amministratore unico della Fiat, forte della fiducia dell’Avvocato e di Cuccia. Con i sindacati non più sul piede di guerra, il Lingotto ricomincia a fare utili, lancia nuovi modelli, riuscendo anche a ridurre l’organico. Nel 1987 il gruppo fattura quasi 40 mila miliardi di lire grazie alle capacità finanziarie di Romiti e a quelle di prodotto di Ghidella, che crea modelli vincenti come Uno, Y10, Thema, Croma. Sono i “meravigliosi 80”, come li definì Gianni Agnelli, che portano ai 3.300 miliardi di utili del 1989. In quegli anni Romiti vuole trasformare la Fiat in una holding di partecipazioni.

#INovanta:

Romiti Cesare Gianni Agnelli
Romiti Cesare Gianni Agnelli

Sono i momenti più duri con Umberto Agnelli, che nel 1990 boccia l’ipotesi di acquisizione della Chrysler voluta da Romiti. Nel 1992 l’Avvocato annuncia che l’anno successivo cederà la carica di presidente al fratello, ma la Fiat è in difficoltà e ha bisogno di un nuovo aumento di capitale “indicato” e poi coordinato dalla Mediobanca. L’operazione congela i cambiamenti fino al 1996, quando l’Avvocato cede la presidenza a Romiti che la manterrà fino ai suoi 75 anni, nel 1998. Il manager nel 1993 rimase coinvolto nella vicenda Tangentopoli lascia il gruppo con una buonuscita di 105 miliardi di lire per i 25 anni di servizio, a cui si sommano altri 99 miliardi per il patto di non concorrenza. “Per 25 anni”, dirà in seguito Romiti, “ho avuto praticamente carta bianca”.

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