
Der Spiegel e la accuse di accordo tra le case tedesche.2 min read
24 Luglio 2017Il noto giornale tedesco Der Spiegel tuona: le case tedesche “sono tutte d’accordo”. L’accusa arriva attraverso le pagine del settimana con tanto di copertina dedicata e intitolata DAS KARTELL. L’articolo parla di vent’anni di intese fra Daimler, Volkswagen, BMW, Audi e Porsche, cioè i 5 gruppi più importanti (anche detti K5) che avrebbero creato un cartello e ora rischierebbero una multa miliardaria.
L’inchiesta, ora in mano all’antitrust tedesca, sembra sia partita da un’autodenuncia di Volkswagen e Daimler. La casa di Wolfsburg avrebbe inviato una lettera all’autorità per la concorrenza qualche settimana dopo essere stata oggetto di indagine su un presunto cartello dell’acciaio. Ora l’indagine si è allargata anche ad altri ambiti e ad altre Case costruttrici.
Secondo lo Spiegel, gli incontri delle case sarebbero stati moltissimi, si parla di oltre 1.000 solo negli ultimi cinque anni, e avrebbero visto interessate circa 200 persone.
Le intese riguarderebbero la componentistica e la selezione dei fornitori e sarebbero finalizzate ad ottenere risparmi sui costi di produzione. Un primo esempio è quello per l’abbattimento delle emissioni e, soprattutto, i serbatoi dell’AdBlue il cui marchio è di proprietà proprio della VDA, l’associazione dei costruttori tedeschi.
Secondo Der Spiegel le case si sarebbero accordate per una capienza standard di 8 litri, in modo da risparmiare circa 80 euro a veicolo. Capienza insufficiente per un’auto Euro 6, ma che sarebbe stata condivisa in favore di una normativa d’omologazione.
Purtroppo non è cosa nuove, già qualche anno fa qualcosa di simile era accaduto fra i costruttori di veicoli pesanti e si risolse con una multa di 2,9 miliardi di euro. In quel caso la miccia fu un’autodenuncia della MAN. L’Antitrust europeo considera in modo positivo chi denucia e collabora con le indagini applicando uno sconto sulla sanzione fino al 10% del fatturato. Considerando che questo cartello sarebbe in piedi da circa venti anni e che l’anno scorso i marchi coinvolti hanno fatturato circa 430 miliardi, se le accuse saranno fondate il conto per il made in Germany dell’auto sarebbe salatissimo.
Secondo lo Spiegel, gli incontri delle case sarebbero stati moltissimi, si parla di oltre 1.000 solo negli ultimi cinque anni, e avrebbero visto interessate circa 200 persone.
Le intese riguarderebbero la componentistica e la selezione dei fornitori e sarebbero finalizzate ad ottenere risparmi sui costi di produzione. Un primo esempio è quello per l’abbattimento delle emissioni e, soprattutto, i serbatoi dell’AdBlue il cui marchio è di proprietà proprio della VDA, l’associazione dei costruttori tedeschi.
Secondo Der Spiegel le case si sarebbero accordate per una capienza standard di 8 litri, in modo da risparmiare circa 80 euro a veicolo. Capienza insufficiente per un’auto Euro 6, ma che sarebbe stata condivisa in favore di una normativa d’omologazione.
Purtroppo non è cosa nuove, già qualche anno fa qualcosa di simile era accaduto fra i costruttori di veicoli pesanti e si risolse con una multa di 2,9 miliardi di euro. In quel caso la miccia fu un’autodenuncia della MAN. L’Antitrust europeo considera in modo positivo chi denucia e collabora con le indagini applicando uno sconto sulla sanzione fino al 10% del fatturato. Considerando che questo cartello sarebbe in piedi da circa venti anni e che l’anno scorso i marchi coinvolti hanno fatturato circa 430 miliardi, se le accuse saranno fondate il conto per il made in Germany dell’auto sarebbe salatissimo.